La lingua del padre è uno dei progetti del gruppo di teatro svoltisi nel 2024.
Lo spettacolo è stato scritto e diretto da Rebecca Brinato, ed è stato messo in scena per la prima volta il 27 luglio 2024 presso il Magazzino verde durante la rassegna del festival “Notti di mezza estate” organizzato da Medicina Teatro e dal Gruppo Laboratorio iCaro in collaborazione con il comune di Medicina (BO). Il Gruppo Laboratorio iCaro da più di vent’anni organizza laboratori per ragazze e ragazzi dai 14 ai 30 anni e contribuisce a realizzare i progetti di Medicinateatro, la stagione teatrale al Magazzino Verde di Medicina per famiglie e scuole, curata da La Baracca-Testoni Ragazzi. Il Festival “Notti di mezza estate” è giunto nel 2024 alla sua ottava edizione: due giorni di laboratori, spettacoli e concerti.
Si è poi tenuta una replica dello spettacolo nel novembre del 2024 presso il teatro Testoni Ragazzi di Bologna, gestito anch’esso da La Baracca-Testoni Ragazzi.
La lingua del padre racconta la storia di Erre, giovane che si ritrova a dover affrontare prematuramente la scomparsa della madre. Questo lutto porta via con sé una parte della sua identità: scissa tra due mondi e due lingue Erre assieme alla madre perde anche la lingua materna e il suo mondo fiabesco. Gli spettatori la seguiranno in questo percorso di recupero e riscoperta di sé avvolti nei suoni e nelle parole dell’infanzia di Erre.
Amore, morte e perdita linguistica vengono delicatamente affrontati in un poliedrico mescolarsi di suoni, danze e parole.
L’identità linguistica è qui al centro di una riflessione oggi quanto mai essenziale, in un mondo sempre più globalizzato dove spostarsi e mescolare tante diverse lingue e culture è spesso necessario per sopravvivere, vivere, amare. La sceneggiatura sapientemente descrive il dramma della perdita e della mancata trasmissione linguistica, che comporta una rinuncia ad una parte sostanziale di sé: la lingua non è da intendersi come semplice strumento di comunicazione, ma come la concreta possibilità di tramutare in parole un intero sistema di pensiero, cultura e valori che ci identifica. La padronanza di una lingua ci consente di esprimere concetti che in altre parole – in altre lingue – non sarebbe altrettanto possibile esprimere, ci consente di sfaccettare il nostro vissuto e di riappropriarci di noi attraverso le nostre parole.
"Podul de piatră s-a dărâmat,
A venit apa și l-a luat.
Vom face altul pe mal în jos,
Altul mai trainic și mai frumos"
Erre può amare solo nella lingua del padre, perché la madre non le ha trasmesso la sua lingua, quei magici suoni che possono apparire incomprensibili e che arrivano come frammenti durante tutta la rappresentazione. Ma Erre non può dirsi completa, finché non riuscirà a capire e ad apprendere le ragioni che hanno spinto la madre ad interrompere la preziosa trasmissione della lingua. Evitando stereotipi e luoghi comuni, lo spettatore verrà accompagnato in questo percorso di riappropriazione del sé anche attraverso danze e scene di grande impatto visivo, che comunicano ciò che le parole non possono raccontare.
La lingua del padre – prima dello spettacolo il 27 luglio 2024
Testo e regia di Rebecca Brinato;
Con Simone De Angelis, Matilda De Riva, Olmo Giovannini, Andrea Iacco, Anna Storchi e con Rebecca Brinato nel ruolo di Erre e Zineb Maarouf nel ruolo di Luminita;
Scenografie di Riccardo Fabbri.
La lingua del padre – replica del 18 novembre 2024
Testo e regia di Rebecca Brinato;
Con Chiara Anastasi, Simone De Angelis, Olmo Giovannini, Leila Ruggieri, Anna Storchi e con Rebecca Brinato nel ruolo di Erre e Maria Giulia Avio nel ruolo di Luminita;
Scenografie di Riccardo Fabbri.